Si sono da poco concluse le olimpiadi invernali di Pechino 2022.
Certo, non godono dell’eco mediatica delle cugine estive, e sicuramente il fuso orario di Pechino, dove si sono svolte, non ha aiutato.
Ma di sicuro rimangono un evento di portata mondiale.
In particolare la Nazionale Italiana ha ottenuto degli ottimi piazzamenti, arrivando ad occupare la tredicesima posizione del medagliere olimpico.
Sai, per quando nelle mie vene scorra sangue brasiliano, sono sempre felice quando vedo sul podio il tricolore che mi ha adottato.
Una storia in particolare mi ha colpito. Quella della discesista bergamasca Sofia Goggia.
La campionessa in carica dei giochi invernali del 2018 e della coppa del mondo 2021 ha infatti dimostrato ancora una volta il suo talento, ma soprattutto la stoffa di cui è fatta.
Il Quotidiano Nazionale ha definito la sua una “Olimpiade da leggenda”.
Non tanto per aver sfiorato l’oro (perso per soli sedici centesimi), ma piuttosto per il fatto che Sofia ha dato tutta sé stessa in una finale che è arrivata soli 23 giorni dopo un incidente costatole la lesione del crociato anteriore e una micro frattura del perone della gamba sinistra.
E noi sappiamo benissimo cosa significa: un lungo stop da allenamenti e soprattutto gare.
Beh, non per lei.
Perché si sa, un campione non è altro che un atleta che non ha mai smesso di crederci.
E la nostra trentenne bergamasca non ha smesso di credere nel suo sogno olimpico nemmeno per un istante.
Ha affrontato con grinta tutto il percorso di riabilitazione che era possibile in questi pochi giorni, credendo più che mai nel suo sogno a 5 cerchi, e si è presentata ai cancelletti di partenza con la determinazione di chi sa già che venderà cara la pelle.
Vedi, il fascino dello sport secondo me è proprio questo.
Queste storie di persone comuni che compiono imprese straordinarie, spinte da un sogno che nessuno vede. Tranne loro. Quel sapore anche un po’ romantico di scontri epici al limite delle possibilità umane, e a volte anche oltre.
Sono sicuro che se hai visto qualche film sullo sport, puoi capire di cosa sto parlando.
Tuttavia questa vicenda mi ha fatto riflettere su un punto molto importante.
Sul fatto che, dati alla mano, gli infortuni in palestra sono purtroppo all’ordine del giorno.
Certo, non sto parlando di schiantarsi a 160km/h su un paio di sci contro una recinzione.
Sto parlando di tutti quei dolori, infiammazioni e lesioni che capitano tutti i giorni in sala pesi.
Secondo l’ISTAT infatti, sono circa 300 mila ogni anno gli accessi al Pronto Soccorso per infortuni durante l’attività sportiva.
Quasi mille persone al giorno. Due Boeing 747 pieni. Ogni. Giorno.
Uno studio pubblicato nel 2015 su Injury Epidemiology attesta che la lesione più comune in palestra è dovuta a traumi distorsivi e da stiramento. Per l’esattezza il 46,1% di tutti gli infortuni.
E sai questo che significa? Che oltre al dolore e alle limitazioni funzionali che ne derivano (stampelle. Impossibilità di usare un arto eccetera), si parla di un lungo stop dall’attività fisica.
Nell’ordine di qualche settimana. Il tempo necessario per perdere tutti i progressi fatti durante mesi di sudore e sacrifici.
Per tornare com’eri prima. A livello di forza, di fiato, di fatica durante l’allenamento.
E la prima volta che ritorni in palestra, si ricomincia con i dolori del giorno dopo, proprio come se fossi un perfetto novellino.
Uno scenario abbastanza brutto, non è vero?!
E se ti dicessi che esiste una soluzione?
E se ti dicessi che esiste un modo per prevenire tutto questo?
E se ti dicessi che questa soluzione è molto semplice da adottare, e anche divertente?
Durante la laurea in fisioterapia ho studiato a fondo che per prevenire questo tipo di traumi è fondamentale avere muscoli flessibili e articolazioni mobili.
Ecco perché ho sempre dedicato spazio all’allenamento della flessibilità e mobilità dei miei clienti. E ti posso assicurare che nessuno di loro ha mai subito un infortunio o un’articolazione dolorante.
(Certo, se non si contano i DOMs, i famosi dolori del giorno dopo, ma quelli fanno parte del gioco)
C’era solo un grande problema: inizialmente molti lo trovavano noioso.
E quindi i miei sforzi sono andati anche nella direzione di renderlo piacevole e divertente.
E così negli anni ho codificato il Postural Fit, che poi si è evoluto nel protocollo Mobility di Cross Cardio.
E oggi ho deciso finalmente di rendere disponibili i miei workout di mobility e quelli dei miei top trainer, gratis per tutti gli iscritti alla piattaforma online di Crosscardio.Studio!
Clicca subito qui per avere maggiori informazioni