Londra. 23 settembre 2022.
Una data che sicuramente gli appassionati non scorderanno.
È la fine di un’era. Il tramonto di un periodo storico a tutti gli effetti, il crollo di un impero.
Roger Federer infatti ha dato l’addio al tennis mondiale, in un’ultima partita che ha visto più emozioni che palle giocate.
Svizzero, classe 1981. Amato da tanti e, come ogni grande Campione, odiato da altrettanti, ma sicuramente stimato da tutti. Stendardo di quell’eleganza in campo tipica del tennis, dello sport che si gioca con la polo.
In un’era in cui tutte le discipline si fanno sempre più fisiche, Roger ha portato avanti la classe e la bellezza di un gioco notoriamente raffinato.
In campo per l’addio ha scelto il rivale di sempre, Rafa Nadal, icona invece di un tennis fisico e aggressivo, tipico dei tempi moderni. Insieme hanno infervorato e spaccato in due le folle, divise tra i fan di uno e dell’altro, tra chi ama un gioco prepotente e chi è affezionato ad uno stile più elegante.
In tutto hanno collezionato 43 vittorie nel Grande Slam, il circuito dei 4 tornei più importanti al mondo. Se li sommiamo ai 21 di Djokovic, il risultato è sconcertante: più dell’80% delle finali degli ultimi 20 anni di questi tornei sono finite sulle bacheche di questi tre campioni.
Almeno uno di questi tre nomi era sempre presente ai vertici delle competizioni, se non due su tre.
Rafa imbattibile sulla terra rossa, Roger re indiscusso del prato di Wimbledon..
In carriera lo svizzero ha polverizzato numerosi record: uno dei soli 8 uomini al mondo ad aver vinto almeno una volta tutti e 4 i tornei del Grande Slam nello stesso anno (Wimbledon, U.S. Open. Australian Open, Roland Garros), uno dei 4 ad aver vinto il titolo su tre superfici diverse, e unico uomo nella storia ad essersi aggiudicato ben 8 finali di Wimbledon.
Oltre ad essere stato il numero 1 nel ranking mondiale per 310 settimane, di cui 237 consecutive: altro record per Roger La rivalità con Rafa Nadal è considerata tra le più accese nella storia del tennis. Il campo li ha visti avversari per ben 40 volte di cui 24 occasioni in finali di tornei.
La prima partita li ha visti affrontarsi nel 2004 a Miami, dove un diciassettenne Rafa, numero 34 al mondo, batte sorprendentemente il ventitreenne già numero 1 al mondo
Da allora è stato un susseguirsi di battaglie epiche, che si è concluso proprio venerdì scorso sul terreno londinese.
Questa volta però, da compagni di squadra.
Si, perché Roger ha volutamente scelto Rafa per girare al suo fianco nell’ultima partita della sua carriera.
Non contro, ma al suo fianco. Questo è lo sport amici miei. Due grandissimi campioni, rispettivamente numero 3 e numero 1 al mondo per numero di vittorie conseguite nei più grandi tornei al mondo, due ragazzi che per 18 anni si sono dati battaglia senza esclusione di colpi, ma che nella vita sono sempre stati grandi amici.
Con buona pace delle orde di fan che hanno fatto della loro rivalità uno strumento di divisione.
Il quarantunenne svizzero ha infatti dichiarato “in un giorno come questo non volevo sentirmi solo”.
Ecco la motivazione per cui ha voluto lo spagnolo al suo fianco, per l’ultima volta.
Anche se a parer mio, ma non solo, ancora più emblematiche sono state le lacrime versate a fine match. Non da Federer, bensì da Nadal stesso.
Questo è lo sport. La rivalità, la competizione. Le lotte epiche, che però uniscono anziché dividere.
Forse dovremmo imparare tutti da questo esempio di grandissima sportività.
Due persone che devono l’un l’altro la loro carriera. Perché si sa, non c’è Batman senza Joker, non esisterebbe superman senza lex luthor, e non sarebbe esistito Nadal senza Federer. Senza un campione pronto a dargli battaglia ad ogni occasione e a fargli conquistare ogni centimetro dell’olimpo in cui ora è posizionato.
Così come il viceversa.
Lo spagnolo ha dichiarato: “Quando Roger lascerà il tour, sì, anche una parte importante della mia vita lo farà…”
Credo che non ci sia niente di più bello di dichiarazioni come queste.
Se mi segui da un po’, sai che mi piace cercare di imparare sempre qualcosa dalle esperienze che vivo e dalle storie dei grandi campioni.
Quello che voglio condividere oggi con te, che ha reso grandi questi due campioni, è il fatto di aver sempre avuto l’uno l’altro come riferimento, come modello a cui tendere e da battere. Una grandissima spinta a titoli del grande slam e sei oggettivamente il numero 1 della storia, ti spinge comunque a scendere in campo ogni giorno in allenamento e a dare il massimo su ogni singola palla.
D’altronde questo è il segreto dell’eccellenza, comprendere che per quanto si sia campioni, non esista un limite oltre il quale non si possa andare. E la cosa più bella del mondo è, nonostante i milioni vinti e i titoli prestigiosi che intasano le tue mensole in casa, avere ancora fame proprio come quando non eri nessuno, e avevi tutto da dimostrare.
Tu probabilmente non hai un rivale acceso come Federer o come Nadal da sconfiggere e di cui appendere la foto in bagno alla Rocky 4, ma son sicuro che se ti guardi allo specchio, vedrai il tuo più grande rivale in assoluto. L’uomo o la donna da battere, la persona che ogni giorno ci spinge a dare sempre il meglio per essere migliori, anche solo di un 1%.
Prima di concludere, voglio fare un omaggio al campione svizzero e lasciarti con le sue parole, che come sempre sono illuminanti:
“È stata una giornata fantastica, sono felice di essere qui. Mi sono goduto tutti i gesti un’ultima volta, sono qui con amici, fans e famiglia. Temevo di stirarmi, ero davvero stressato. Sono arrivato alla
fine, la partita è stata stupenda. È stato fantastico avere al mio fianco Rafa e tutte le leggende che sono arrivate qui per me”, ha detto il tennista svizzero alla fine del match.
Non volevo sentirmi solo oggi, per questo ho scelto di dire addio in una competizione a squadra. Mi sono sempre sentito in un team. Volevo una festa, era quello che speravo. È merito di Mirka (sua moglie, ndr) se sono qui, avrebbe potuto fermarmi tempo fa. Grazie alla famiglia e a tutti voi”.
Jairo Junior